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Osservatorio Agenda Digitale

Osservatorio Agenda Digitale

Osservatorio “Agenda Digitale”

Si tratta dell’Agenda digitale assunta dal governo italiano per lo sviluppo del Paese e per il confronto Italia/UE sugli obiettivi raggiunti.
L’ANFoV intende mantenere un “focus” sulla tematica in questione ed operare affinché l’Associazione medesima abbia un ruolo propositivo nell’Agenda de quo, che soddisfi anche gli interessi degli Associati.
Il primo passo in questa direzione è stato quello di partecipare alla Consultazione pubblica aperta dalla “Cabina di regia” dell’ADI (Agenda Digitale Italiana) relativamente all’area tematica “Infrastrutture e Sicurezza”, utilizzando lo Studio “Catasto nazionale delle infrastrutture di rete per NGAN. Linee guida gestionali e realizzative. Studio-proposta dell’ANFoV “.

23 ottobre 2014 in Smau
Un piano industriale per l’Italia digitale, l’individuazione di best sector ai quali dare priorità e un fondo ad hoc per le aziende che intendono investire nelle tecnologie digitali. Sono queste le proposte che l’Osservatorio sull’Agenda digitale di ANFoV ha presentato a Smau.
L’Agenda digitale, ha osservato Roberto Azzano responsabile dell’Osservatorio e vicepresidente ANFoV, si sta trasformando in una serie di misure solo per la Pubblica amministrazione. “Ma questo risolve solo una parte dei problemi”. Tutto il sistema italiano deve passare al digitale, per questo l’Associazione per la convergenza dei servizi di comunicazione, chiede il varo di un piano industriale. Ma questo deve essere fatto investendo sulle eccellenze, senza distribuire i fondi a pioggia. Il quadro delle risorse, come ha sottolineato il presidente di ANFoV Achille De Tommaso, infatti è incerto. Ai 900 milioni provenienti dalla Ue si aggiunge un miliardo (ma 500 milioni sono già stati spesi) proveniente dal piano nazionale banda larga e altre 547 milioni per la banda ultra larga al Sud dove però fioriscono troppe iniziative non coordinate fra loro.
Secondo quanto riferito dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli, a fine ottobre dovrebbe essere completato il piano nazionale per la banda ultra larga. Difficile però che la scadenza sia rispettata. Il decreto Sblocca Italia invece prevede sgravi fiscali per gli investimenti nelle infrastrutture della banda larga fissa e mobile. L’obiettivo sarebbe di evitare doppioni di reti, ma nessuno può costringere i privati a investire o a non farlo in determinate zone. Altri provvedimenti come l’introduzione di un credito d’imposta per nuove infrastrutture hanno bisogno dei decreti attuativi da concertare fra ministeri e Agenzia delle entrate. “Il problema – prosegue De Tommaso – non sono i soldi, ma la definizione degli obiettivi e governance oltre al fatto che l’Agenda digitale nella Pubblica amministrazione prevede la digitalizzazione dell’esistente e non la riorganizzazione dei processi in funzione dell’introduzione delle nuove tecnologie”.
Il ruolo delle Regioni è importante, ma devono essere coordinate da qualcuno che abbia un potere esecutivo sugli enti. Oggi ogni Regione si comporta a suo modo realizzando ottimi progetti o buttando i soldi. Non ci sono obiettivi comuni e chiari per ogni area perché “venti piani regionali non fanno un piano nazionale”. Senza contare che i 4/5 della spesa Ict della Pubblica amministrazione non va in nuovi investimenti, ma viene spesa per gestire l’obsolescenza del parco hardware e software esistente.
I problemi non riguardano solo la Pa. In Italia il peso del mercato Ict sul Pil è sceso al 4,9% contro una media europea del 6,6%. Mancano 22 miliardi di mercato dovuti sicuramente alla crisi ma anche “al fatto che gli imprenditori spesso non capiscono come utilizzare il digitale per il loro business” è l’opinione di Roberto Azzano. E il ricorso ai fondi europei è sempre difficile. La storica incapacità delle nostre imprese di aggiudicarsi i fondi europei ha fatto sì che con la precedente programmazione abbiamo portato a casa 37 miliardi su 66, perdendo il resto dei fondi. Con Horizon 2020 i primi dati indicano che anche in questo caso il 20-30% dei fondi non riusciamo a ottenerli perché le aziende italiane non sono in grado di presentare progetti validi.
Ecco allora che secondo ANFoV è necessario “cambiare verso” all’Agenda Digitale che deve trasformarsi in uno dei motori di sviluppo del Paese.

Documenti consultabili:

23 maggio 2012
Il 23 maggio 2012 si è tenuta a Milano la prima riunione dell’osservatorio ANFoV sull’agenda digitale italiana.
Roberto Azzano, responsabile dell’osservatorio, ha illustrato gli ambiti di intervento per le tecnologie dell’innovazione: le normative settoriali, gli ecosistemi digitali, i piani per l’innovazione e la banda larga, soprattutto da parte delle amministrazioni locali.
La parte normativa ha visto recentemente numerosi interventi legati al tema dell’agenda digitale, uno fra tutti la limitazione all’uso del contante. Pur con diversa efficacia e intensità tali interventi producono una gamma ampia di effetti positivi per le tecnologie dell’innovazione. La sfida è riuscire a coordinarli e metterli a sistema.
Nell’ambito dell’agenda digitale, è centrale il tema degli ecosistemi, che devono essere affrontati nella loro globalità, perché possano effettivamente essere realizzati. Azzano si è soffermato in particolare sugli ecosistemi dei pagamenti elettronici e delle “smart cities”, mettendo in evidenza che lo sviluppo futuro dei pagamenti elettronici non sarà tanto guidato dalle tecnologie ma piuttosto dalle nuove regole e dalle scelte strategiche dei suoi principali attori. Quanto al tema delle smart cities, a livello europeo è ormai acquisita l’idea che si debba agire a livello di città per migliorare la qualità della vita, sia dal punto di vista economico che ambientale, e aumentarne la competitività. In Italia, sotto la stimolo della commissione europea, c’è stata negli ultimi anni un’attività piuttosto consistente anche se poco sistematica e coordinata da parte dei comuni delle regioni. Il sistema di incentivi e finanziamenti, però, è confuso e complesso e le municipalità hanno tre esigenze: disporre di modelli di project financing e partership pubblico-privato, riponderare i finanziamenti per l’innovazione urbana nei FESR, slegare gli investimenti in sostenibilità dal patto di stabilità. Quest’ultimo punto è stato sollevato recentemente anche in sede europea ma non è chiaro se questi tre temi siano realmente oggetto dell’agenda digitale. Azzano ha poi proposto un breve excursus sulla questione del ritardo italiano nella banda larga e delle ragioni che lo hanno determinato. Ha poi illustrato le aree di intervento dell’agenda digitale europea e di quella italiana. Quest’ultima è articolata sui temi: infrastrutture e sicurezza, e-governement e open data, competenze digitali, ricerca e investimenti, e-commerce e smart communities. L’obiettivo è predisporre, entro la fine di giugno, una serie di interventi normativi (pacchetto decreti DigItalia) che costituiranno, insieme ai progetti operativi, la strategia dell’agenda digitale italiana. E’ stata contestualmente organizzata una cabina di regia che prevede un referente per ciascuno di questi temi. La cabina di regia mira a garantire la coerenza tra obiettivi nazionali ed europei e la formulazione di un piano strategico che dovrebbe avvalersi anche dei risultati di una consultazione pubblica. Azzano ha poi brevemente presentato alcuni contributi che sono stati forniti, in particolare quello denominato “Piano Confindustria Digitale” che contiene alcuni spunti interessanti, soprattutto riguardo agli aspetti finanziari. L’evoluzione auspicabile è quella che va dall’agenda digitale alle agende digitali, nel senso di valorizzare e coinvolgere le numerose esperienze già realizzate, soprattutto a livello regionale, superando un’organizzazione che al momento appare piuttosto verticistica.
Alla presentazione, è seguita una discussione sui contenuti dell’agenda e sui quali potrebbe esserci l’approccio e un nuovo contributo di ANFoV, dopo quello già fornito con il documento sul Catasto e per il quale dovrebbe essere fissata un’audizione. La principale osservazione critica emersa dalla discussione è che l’agenda digitale non ponga sufficiente attenzione alla questione della digitalizzazione delle PMI, su cui pesano gap storici di tipo culturale e organizzativo, oltre al presidio inadeguato dei fornitori di ICT su questo segmento del mercato. Un approfondimento ad hoc sul tema delle “competenze digitali” potrebbe essere opportuno ma il gruppo ha deciso di attendere i risultati dell’osservatorio del 6 giugno 2012, sul tema delle smart cities, prima di dare seguito a nuove iniziative.

documenti consultabili:

  • Agenda digitale
    di Roberto Azzano,Vicepresidente ANFoV e Practice Leader di NetConsulting

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